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  • Mio fratello è uscito dall'autismo
  • Mio fratello è uscito dall'autismo

    Una metafora della vita e della nostra capacità di accettazione del diverso

    Published by darkglobe on 05-Jan-2018 21:00 (2269 reads)

    Il testo di Gianni Papa è una storia che ha avuto il dono di riportarmi al senso primo per il quale sono oggi un recensore, quello di leggere emozioni e fatti raccontati attraverso l'occhio di una camera o le parole di un testo.
    "Mio fratello è uscito dall'autismo" è la storia di una coppia di genitori, Giorgio e Francesca, che affrontano l'autismo del figlio maggiore come fosse una malattia mortale da combattere in maniera ossessiva e disperata. Lui un lavoro indigesto in cui è ingabbiato perché è tale da garantirgli uno stipendio adeguato a sostenere le cure del figlio "malato"; lei, trovatasi a perdere i propri genitori durante il fidanzamento con Giorgio, persona irascibile, maniacale ed alla continua ricerca del nuovo successivo rimedio risolutivo di medicina alternativa per la doverosa salvezza del figlio, perché "Michele deve guarire"; insieme una coppia il cui unico collante sembra più il "problema" del figlio che un seppur minimo elemento di condivisione esistenziale.

    Una lotta nella quale risalta da un lato la concretezza e l'ingenuità di Alessandro, il fratello minore che è il vero narratore delle vicissitudini familiari, con i suoi pensieri semplici ma concreti, a volte perfino comici quando ad esempio la psicologa diventa una pizzicologa, la chelazione si trasforma in colazione e l'immagine del Che su un ombrellone diventa quella di Gesù col cappello; dall'altro risaltano le figure di parassiti ed imbonitori di vario tipo, pronti a speculare sulla sofferenza familiare e la condizione del fratello Michele, prospettando ai suoi genitori via via guarigioni sempre più miracolose ma in realtà sempre più inutili e rischiose.

    Questa tenace rincorsa verso la "guarigione" di Michele altro non è che una metafora della nostra esistenza, della nostra incapacità di adulti di accettare qualcosa di diverso da noi, inconciliabile con un modello di vita claustrofobico nel quale sembra essere più importante la capacità di discriminare il colore di una pentola per potersi "relazionare ai coetanei" che la capacità di affacciarsi ad un balcone per contemplare il miracolo delle foglie mosse da un colpo di vento: ed infatti Alessandro sembra essere l'unico a comprendere il fratello autistico ed il suo mondo, l'unico a considerarlo "normale" e per questo l'unico in grado interagire con lui senza problemi, perché Michele è semplicemente "suo fratello".
    Ma il racconto mostra anche quanto, in questa forsennata ricerca della soluzione, parafrasi della ricerca del vacuo e dell'inutile, soccombano gli elementi fondanti della vita familiare: prima fra tutti l'importanza del rapporto con un bambino in crescita, il quale, nella sua piena competenza, fa in questa storia di tutto per far sentire e comprendere ai genitori il bisogno della loro presenza nella sua vita; in secondo luogo l'importanza dei nonni, in questo caso i genitori di Giorgio, anch'essi annichiliti nelle relazioni da stupide incomprensioni, al punto da sacrificare per anni ogni interazione dal vivo con i nipoti, mentre nel frattempo la vita scorre inesorabile e non consente recuperi. Tant'è che proprio il ripristino di entrambi i rapporti sembra caratterizzare la svolta, ovvero ridare respiro e senso al matrimonio di Giorgio e Francesca, forse i veri ammalati, e restituire dunque equilibrio psicologico e serenità all'intera famiglia, prima dell'ottuso tentativo finale per la soluzione del problema di Michele.

    La storia raccontata da Ganni Papa, ha una struttura narrativa scorrevole ed ha il pregio di far sorridere e riflettere pur nel percorrere le faticosissime fasi di questa ricerca disperata e nel delineare la pesantezza di un nucleo familiare in implosione, che nella rincorsa verso l'impossibile svuota se stesso di senso e si vota in un primo momento all'autodistruzione.
    L'unica pecca del testo di Papa, se devo trovarne una, è il riferimento esplicito a marche, ipermercati, nomi di giochi o fatti che in qualche modo danno una collocazione temporale ad una storia che potrebbe rappresentare una lezione senza tempo.
    Un racconto in conclusione da leggere e su cui riflettere.


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