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  • Recensione film: La donna del destino
  • Recensione film: La donna del destino

    La commedia americana dei fine '50

    Published by darkglobe on 06-Nov-2014 01:00 (1091 reads)

    Eccellente prova alla regia di Vincente Minnelli, in una brillante commedia che racconta la storia di un colpo di fulmine con matrimonio istantaneo tra un reporter sportivo (Gregory Peck), che crede di aver bucato una notizia, ed una seducente disegnatrice di moda (Lauren Bacall), che in realtà - lui totalmente ubriaco - gli ha dato una mano a pubblicare l'articolo. Peccato che poi scoprano soltanto dopo le nozze, tornando a New York, di appartenere a due mondi sociali piuttosto diversi... Molto efficace e divertente l'interpretazione della Bacall; lo stesso Gregory Peck, mai sopra le righe, rende bene l'idea del maschio americano in difficoltà psicologica per l'aver sposato una donna più ricca di lui.
    Non mancano nel film le citazioni, alcune esplicite: il giornalista ubriaco (Accadde una notte di Capra), l'incompatibilità sociale (La donna del giorno di Stevens, film dal quale vengono volutamente estirpate alcune battute); inoltre il cane invadente con la scarpa in bocca è una tipica gag in stile Tashlin e ricorda quello de La bionda esplosiva, pubblicato lo stesso anno (chi cita chi?); infine il pratico cinismo del finale (l'amante che suggerisce alla moglie di chiudere un occhio) sembra quasi scritto da Wilder. Eppure il gioco delle citazioni non è nascosto, ma è piuttosto un lucido montaggio di archetipi ed idee propri della commedia americana più classica, senza manierismi ma anzi in un contesto di ambientazioni eteree, colori e scene tipici del miglior Minnelli. Originale ed acutamente ironica infine l'idea del racconto narrato dai 5 protagonisti (lui, lei, i due reciproci ex ed il pugile suonato) di una storia che tutto è fuorché un giallo, quanto piuttosto una normalissima vicenda di contrasti sentimentali.
    Commedia americana, dicevamo, di cui questo film rappresenta uno dei migliori punti di approdo dei fine '50. Premio Oscar per la miglior sceneggiatura.


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