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  • Recensione film: Three Times
  • Recensione film: Three Times

    Tre movimenti dell'anima

    Published by darkglobe on 19-Aug-2014 01:00 (765 reads)

    Three Times, titolo che evoca tre epoche temporali, tre tentativi, tre movimenti dell’anima al pari di tre partiture musicali, tre viste infine sull’amore e sulle sue varie interpretazioni e complicazioni. Il regista è Hou Hsiao-Hsien, che ricorre a due beniamini del cinema asiatico, la stupenda Shu Qi ed il navigato Chang Chen per far loro interpretare i ruoli principali dei tre episodi di questo emotivamente intenso lungometraggio.

    In Un tempo per l'amore - siamo nel ’66 a Kaohsiung - Chen, giovane in procinto di partire per il servizio militare, incontra la bella giocatrice di biliardo May e dopo una partita in cui stravince, sente, a saracinesche del locale ormai chiuse, di volerla rivedere. Le scrive dalla leva ed ottenuto un permesso torna a trovarla, ma la giocatrice pare scomparsa. Inizia allora una ricerca affannosa, come dovrebbe essere quella di un innamoramento vero, che parte da Gangshan per Tainan fino a Jiai, da cui la giocatrice è da poco ripartita e che ricomincia in un secondo tentativo da Dalin fino a Huwei dove finalmente May viene ritrovata come sempre ad un tavolo da biliardo. Lei è sorpresa e commossa dell’arrivo di Chen; lui aspetta che lei termini la sua giornata di lavoro; mangiano insieme ed un furtivo incrocio di dita sulla musica di Raw and Tears, chiude l’episodio.

    Un tempo per la libertà, ambientato nel 1911, è un episodio di rara delicatezza, girato con i cartelli di un film muto, e si incentra sul rapporto tra una suonatrice di una casa d’appuntamenti ed il signor Chang, giornalista folgorato dal rivoluzionario Liang con il quale sogna una Taiwan finalmente indipendente dall’influenza giapponese. La loro storia si intreccia con quella di una concubina della casa, Ah Mei, che, messa incinta dall’erede del proprietario di una piantagione di tè, viene riscattata dal padre del ragazzo, con un aiuto economico, per il raggiungimento di 300 Liang, da parte dello stesso giornalista. Ma questa libertà di Ah Mei finisce per rallentare i tempi con cui la suonatrice potrà essere sciolta dal vincolo che la lega alla tenutaria. In questo caso l’anelito di libertà della suonatrice ed il suo silenzioso angosciarsi sono la metafora del dramma di un intero paese.

    Un tempo per la gioventù è infine ambientato nel 2005 a Taipei: Jing è una giovane bellissima cantante, nata prematura e per questo affetta da soffio al cuore ed epilessia, per di più quasi cieca ad un occhio. Vive con madre e nonna ed ha una giovane amante, Michy, ma si concede voluttuosamente ad un fotografo, Zhen, che la riprende ai concerti, mentre la sua compagna la cerca disperatamente al cellulare. Zhen fa a sua volta soffrire la propria ragazza, Blue, con cui riesce in qualche modo a riappacificarsi, mentre Michy, dopo che scopre l’ennesima tresca tra Jing e il fotografo, annuncia a quest’ultima via computer il proprio suicidio. In questo terzo episodio è il gioco della comunicazione elettronica a fare da spietato catalizzatore di tradimenti e a svelare le debolezze e la apatia dell’essere umano: pare quasi ascoltare gli echi di Millenium Mambo sul tema del “lasciarsi vivere”.

    Anche Three Times, come altre opere di Hou Hsiao-Hsien, è un film poco parlato, in cui sono essenzialmente le immagini, spesso girate in ambienti scuri, a fare da dominatrici, svolgendo quasi tutta la funzione narrativa ed esplicativa dei sentimenti e delle emozioni dei protagonisti. Ed è sulla perfezione dei dettagli visivi, quali il gioco degli sguardi, le espressioni del viso e i movimenti del corpo o perfino, nel secondo episodio, il poggiarsi di una mano della suonatrice, quasi una carezza disperata, sulla missiva inviatagli dal giornalista, che nasce la struggente bellezza di questo lavoro.


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