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  • Recensione film: Qualcuno verrà
  • Recensione film: Qualcuno verrà

    Storia drammatica di un amore candido

    Published by darkglobe on 16-Dec-2014 01:00 (807 reads)

    Film in Cinemascope,  tratto da un lungo romanzo di James Jones (specializzato in racconto di drammi umani post-bellici, meglio noto per Da qui all'eternità), tradotto in scenografia dal duo John Patrick e Arthur Sheekman. Il lavoro, che ottenne svariate nomination al premio Oscar, è stato addirittura considerato da Der Spiegel il primo dei cento migliori film di sempre e potrebbe per certi versi rappresentare la quintessenza del cinema di Vincente Minnelli.
    Recitato da un cast di tutto rilievo, presenta la storia melodrammatica di una giovane prostituta Ginnie (Shirley MacLaine), intellettualmente poco dotata, ma di grande valore umano, che apre in maniera umile e commovente tutto il suo cuore ad uno scrittore disilluso Dave Hirsh (Frank Sinatra), reduce di guerra, che ha conosciuto a Chicago e con cui ha viaggiato nel pullman che ha riportato quest’ultimo a Parkman, sua cittadina natale dell'Indiana. In essa vive il di lui fratello Frank (Arthur Kennedy), gioielliere locale, con la moglie Agnes (Leora Dana) a corredo, due esemplari piccolo-borghesi di una famiglia media di provincia, i quali non apprezzano per nulla i comportamenti moralmente inadeguati di Dave. Lo scrittore conosce Gwen French (Martha Hyer), una algida professoressa locale con ambizioni da intellettuale che sembra interessata più al suo lavoro che alla sua persona, respingendone infatti la corte. David così, oltre a frequentare Ginnie, si lega in amicizia a Bama Dillert (Dean Martin), un giocatore incallito e un po’ ubriacone, detto Fischio per un difetto di pronuncia. La conoscenza fra Dave e Gwen, simili per sensibilità artistica, rileva nei fatti una gran distanza tra lo scrittore, attratto dal bello ma intollerante alla ipocrisia conformista e provinciale dei suoi concittadini ed il moralismo della affascinante insegnante con la quale pur condividerebbe sensibilità artistica e cultura. Lei, dopo che Ginny le rivela la relazione esistente con David, tronca definitivamente la possibilità del rapporto e lui decide quasi rassegnato di sposare Ginny, l'unica che in fondo abbia sempre dimostrato di nutrire per lui un amore disinteressato. Purtroppo la sera stessa delle nozze un antico fidanzato della ragazza decide di compiere per gelosia un gesto folle contro il futuro marito.
    In questo film, che all’apparenza è la storia drammatica di un amore bello perché candido e commovente nella sua semplicità, c’è un bersaglio evidente, che nasce dalla descrizione di un ambiente provinciale chiuso e retrogrado, in cui domina una certa ipocrisia bigotta e moralista condita da una buona dose di ignoranza, a volte mascherata solo dal prestigio locale: così la bella Gwen, pur teorizzando la libertà culturale degli artisti, nei fatti la censura moralisticamente; il padre di Gwen, anche lui professore, non è capace di riconoscere un’opera del Canaletto che ostenta intorno alla sua poderosa e rassicurante biblioteca della living room; il fratello di David svela tutta la sua ipocrisia bigotta quando David scopre che mantiene una relazione nascosta con la propria segretaria; Fischio spezza l'amicizia per la cattiva reputazione di Ginnie; ed in fondo lo stesso scrittore, pur nel suo ribellismo, cede alla convenzione matrimoniale, decidendo di sposare, oltretutto per solitudine, la povera Ginnie.
    Il ritmo del film è senza dubbio scandito più dai dialoghi, alcuni memorabili come quello tra Ginnie e David sulla dicotomia tra il piacere e la comprensione del suo romanzo, che dal tipo di messa in scena, la quale appare tendente allo statico. Ma è poi la cura dei dettagli comportamentali e degli oggetti e per certi versi la colorimetria che aiuta nella definizione della personalità e delle situazioni: in primo luogo quella della protagonista, con il suo abito floreale rosa e viola ed il cuscino giallo con cui si concluderà la sua storia, che la rappresenta come un personaggio assolutamente surreale; o ancora l’inseparabile protettivo cappello di Fischio, che insieme al suoi tic ne definisce i contorni umani; o infine la titubanza di David tra le sue potenziali donne, con certi incomprensibili atteggiamenti di grigia se non stanca sopportazione.
    Magistrale, grazie anche alla fotografia di William Daniels, la sequenza verso il finale ambientata in mezzo alla folla del Luna Park, con il caleidoscopio cromatico che rappresenta la dissonanza stridente o forse il preannuncio ubriaco di quanto accadrà a breve. Molto bella la cupa colonna sonora di Elmer Bernstein.


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