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  • Recensione film: Il giardino di gesso
  • Recensione film: Il giardino di gesso

    I disagi adolescenziali della giovane Laurel

    Published by darkglobe on 21-Dec-2014 01:00 (1242 reads)

    Film diretto dal regista inglese Ronald Neame, si basa su una sceneggiatura ispirata ad un romanzo di Enid Bagnold tradotto in pièce teatrale poi portata in forma cinematografica da John Michael Hayes, meglio noto per la sceneggiatura de I peccatori di Peyton oltre che per la collaborazione in ben 4 capolavori di Hitchcock (La finestra sul cortile, Caccia al ladro, La congiura degli innocenti e L'uomo che sapeva troppo).
    La rigida e facoltosa signora St. Maugham (Edith Evans) ospita in casa la nipote Laurel (Hayley Mills) nella propria villa, che ha la particolarità di essere circondata da un giardino arido, quasi "di gesso", da sempre trascurato essendo mancato il nutrimento su cui far crescere le piante, metafora dell’aridità morale e affettiva con cui è cresciuta la stessa Laurel. La ragazza, orfana di padre, irrequieta e bugiarda, è stata capace di far fuggir via numerose governanti, al punto che la nonna ha deciso di affidarsi a Miss Madrigal (Deborah Kerr), una bella signora priva di referenze ma dalle idee chiare e risolute, la quale, pur avendo qualcosa da nascondere del proprio passato, afferma di vedere nella ragazza se stessa da bambina. In effetti, una volta assunta, Miss Madrigal scopre, grazie ai racconti del maggiordomo Maitland (John Mills, che nella vita reale fu padre di Hayley), che le difficoltà comportamentali della giovane Laurel sarebbero una conseguenza del fatto che sua madre ha a suo tempo abbandonato il marito, poi morto, per un altro uomo; a peggiorare la situazione la nonna starebbe tentando di tener lontana la madre dalla ragazza. La governante prova a riconciliare Laurel con gli affetti materni e con la vita, ma la un po’ perfida ed irriconoscente curiosità della ragazza fa riemergere l'oscuro passato di Miss Madrigal.
    Dramma psicologico e familiare, condito da una atmosfera di morboso mistero che circonda i protagonisti, mette in scena privazioni emotive, egoismi e conflitti generazionali, grazie alla superba interpretazione della Mills e a quella della stessa Deborah Kerr, in un ruolo, quest’ultimo, costantemente in bilico tra gli slanci affettivi verso la ragazza e il suo chiudersi a riccio sul proprio oscuro e doloroso passato. Da menzionare il ruolo di Edith Evans, che fu premiata quale migliore attrice non protagonista dal National Board of Review.


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