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  • Recensione film: Noi siamo infinito
  • Recensione film: Noi siamo infinito

    La percezione dell'infinito

    Published by darkglobe on 06-Dec-2016 16:20 (3773 reads)

    Adattamento dell’omonimo romanzo epistolare di gran successo, scritto dallo stesso Stephen Chbosky, regista del film: è la storia di un ragazzo, Charlie Kelmeckis (Logan Lerman), psicologicamente a pezzi, timido ed impacciato ma con innate doti di scrittore, che riesce a recuperare la consapevolezza di sé, durante il primo anno delle superiori, tramite l'amicizia con una coppia di studenti, una sensibile ragazza di nome Sam (Emma Watson) e il suo bizzarro fratellastro Patrick (Ezra Miller). E' durante la loro assenza che Charlie ripescherà drammaticamente, tra i ricordi sopiti, gli eventi relativi ad un trauma infantile che in qualche modo ha segnato la sua esistenza.
    In certi momenti il film è toccante; in altri, soprattutto nella prima parte, vi è del già visto/letto, nonostante alcuni riuscitissimi passaggi: se esiste una sequenza tanto topica quanto memorabile in questo film, di certo è quella dell’attraversamento di una galleria al suono di “Heroes”- Sam a braccia aperte taglia il vento che spira sulla decappottabile - simbolo di un analogo attraversamento, quello delle proprie esistenze con il carico di speranze e gli aneliti di libertà dai lacci di vite ingabbiate dalla mediocrità o dalle brutture che divorano le adolescenze, ne succhiano via la linfa vitale e ne accrescono l’insoddisfazione dell'esserci.
    Peccato che alcuni personaggi, che avrebbero completato l’affresco di una generazione, collocabile cronologicamente negli anni ‘90, quali ad esempio l'insegnante di lettere o i genitori, sembrino solo essere delle comparse vagamente abbozzate; forse il romanzo avrebbe richiesto ben altra durata per dare il giusto spazio anche a loro.
    Eccellente appare la recitazione di Emma Watson e straordinariamente convincente quella di Ezra Miller, che non scade mai nel caricaturale, mentre leggermente sovraccarica, complici probabilmente anche le scelte della regia, sembra quella di Logan Lerman.
    Il film resta in ogni caso assolutamente da vedere, perché nonostante le incertezze sopra indicate, è tra le cose migliori prodotte di recente sul filone "adolescenziale".
    Molto bella la colonna sonora, che comprende oltre al citato Bowie brani di Cocteau Twins, XTC, Galaxie 500, Crackers, Sonic Youth e degli immancabili Smiths oltre che musiche originali di Michael Brook, tutte un po’ decadenti, malinconiche o rabbiose a marcare il mistero e la disperazione di un’esistenza chiamata adolescenza sulla quale questo film aggiunge un importante tassello di consapevolezza rispetto agli altri che sul tema lo hanno preceduto.


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