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  • Recensione film: Mister Smith va a Washington
  • Recensione film: Mister Smith va a Washington

    Film populista fino all’osso

    Published by darkglobe on 09-Feb-2015 01:00 (836 reads)

    Mister Smith va a Washington può senza alcun dubbio essere definito uno dei più famosi film di Frank Capra.
    Protagonista del racconto è un giovane leader dei boy scout, Jeff Smith (James Stewart), scelto, data la sua indole bonaria, per sostituire un senatore deceduto dal governatore Hopper (Guy Kibbee), dal pessimo editore Jim Taylor (Edward Arnold) e dal corrotto senatore Paine (un Claude Rains ai massimi livelli) che hanno in testa di manipolarlo come un burattino per favorire i loro loschi interessi. Ma Smith, contrariamente alle aspettative, cerca di ricoprire adeguatamente il suo ruolo, dandosi da fare e e tirando addirittura fuori dal cilindro una legge a favore dei boy scout. Peccato che il terreno da lui individuato per costruire un campeggio estivo sia lo stesso luogo su cui Paine e Taylor intendano realizzare una speculazione immobiliare, comprando la terra a poco prezzo per rivenderla a peso d’oro al governo per la costruzione di una diga. Nasce lo scontro: gli speculatori tentano dapprima di corrompere Smith, supportato costantemente dai buoni consigli della sua fedele segretaria Clarissa Saunders (fenomenale la recitazione di Jean Arthur); poi passano alle maniere forti discreditandolo in una seduta del Senato per richiederne l’espulsione. Ma Smith in questa epica seduta riesce a prendere parola e parla per 23 ore di seguito agli astanti e alla nazione intera, fino a quando crolla spossato: quando dunque tutto sembra ormai perduto, la cattiva coscienza di Paine si sgretola, e quest’ultimo confessa tutto tentando il suicidio.
    Film populista fino all’osso, inteso come veemente critica alla borghesia affarista ed intellettualista, oltre che allo strapotere mediatico, in favore piuttosto dell’anti-burocrazia, specchio di un comune sentimento dal basso di cui Capra si fa interprete. In questo contesto la vera regina dell’azione di Smith è una donna, quasi un suggeritore costante che lo guida rafforzandone i lati buoni e cementando il reciproco sentimento di vicinanza che crescerà lungo il percorso politico del suo assistito. Manca di sicuro la cupezza morale di Arriva John Doe, ma ci si è incamminati verso quella direzione.
    In Mister Smith va a Washington si sublima il rapporto di Capra con il grande direttore della fotografia Joseph Walker, un genio della presa, capace di inventarsi d’istinto soluzioni pratiche in qualsiasi situazione di difficoltà. Qui viene per la prima volta gestita, in maniera assolutamente innovativa, una ripresa in simultanea, con tre camere, che nella celeberrima ed animata sequenza dello scontro in Senato, dà tutto il senso dello storico braccio di ferro tra i due senatori Jeff Smith ed il corrotto Paine.


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